Cos’è una famiglia disfunzionale? Segnali da riconoscere e percorsi di guarigione.
Una famiglia disfunzionale è un sistema relazionale in cui gli schemi di comportamento, comunicazione e affettività non permettono una crescita sana degli individui.
Tuttavia, non si tratta esclusivamente di gravi episodi di violenza o abuso. Al contrario, spesso sono piccole dinamiche quotidiane che, nel tempo, generano disagio, sofferenza e alienazione.
Segnali e gradi di disfunzione
Disfunzioni lievi, comportamenti poco funzionali ma comuni, spesso sottovalutati:
- Mancanza di ascolto autentico: L’ascolto autentico va oltre la semplice ricezione passiva del suono delle parole.
Mira alla comprensione profonda del messaggio dell’interlocutore, sia sul piano verbale che non verbale, includendo emozioni e sentimenti sottostanti.
Richiede un atteggiamento attivo, empatico e non giudicante. In questo modo, si crea un ambiente sicuro e accogliente, dove l’altro può sentirsi compreso e valorizzato.
- Comunicazione passivo-aggressiva: la comunicazione passivo-aggressiva è uno stile comunicativo in cui l’individuo esprime sentimenti negativi o ostilità in modo indiretto, anziché in modo aperto e diretto.
Invece di esprimere apertamente rabbia o risentimento, la persona passivo-aggressiva utilizza tattiche come il sarcasmo, la procrastinazione, o il sabotaggio per comunicare il proprio malcontento.
- Genitori iperprotettivi o troppo distaccati: i genitori iperprotettivi, spesso definiti anche “genitori elicottero”, sono quelli che esercitano un controllo eccessivo sulla vita dei figli, pianificando ogni aspetto delle loro attività e intervenendo per risolvere ogni problema, spesso limitando la loro autonomia e capacità di crescita.
In opposizione a questo modello, i genitori distaccati mostrano scarso coinvolgimento emotivo e partecipazione nella vita dei figli, lasciandoli spesso soli ad affrontare le difficoltà.
- Negazione delle emozioni (“non è niente”, “smettila di piangere”): la negazione delle emozioni, in psicologia, si riferisce a un meccanismo di difesa in cui una persona rifiuta di accettare o riconoscere i propri sentimenti, spesso per evitare di provare dolore o disagio.
Questo può manifestarsi sia a livello consapevole che inconscio, e può portare a difficoltà nella gestione emotiva e nelle relazioni interpersonali.
Conseguenze: frustrazione, difficoltà nel definire la propria identità, insicurezza emotiva.
Disfunzioni moderate, dinamicamente più impattanti e ripetitive:
- Conflitti frequenti e mai risolti
- Genitorialità sbilanciata (un genitore accentra, l’altro si annulla)
- Figli che assumono ruoli adultizzati (es. “figlio terapeuta”)
- Presenza di favoritismi
Conseguenze: ansia, disturbi dell’umore, senso di colpa o di inadeguatezza, difficoltà nei rapporti esterni.
Disfunzioni gravi, comportamenti che generano trauma:
- Violenza fisica o psicologica
- Abuso emotivo o trascuratezza severa
- Dipendenze che alterano la quotidianità familiare
- Silenzio e segreti pesanti (su lutti, separazioni, identità)
Conseguenze: disturbi da stress post-traumatico, depressione clinica, difficoltà affettive e relazionali, dissociazione.
Perché è importante intervenire
Qualora queste dinamiche non vengano riconosciute ed elaborate, gli effetti possono radicarsi per anni:
- Gli stessi schemi relazionali tendono a ripresentarsi nelle coppie future, perpetuando il disagio.
- Le sofferenze non elaborate si trasmettono ai figli, influenzando il loro sviluppo emotivo e relazionale.
- I ruoli disfunzionali — come vittima, salvatore o carnefice — si consolidano, diventando identità interiorizzate.
- Ne derivano spesso isolamento, calo dell’autostima e difficoltà nel costruire relazioni appaganti
Percorsi di guarigione
Terapia familiare sistemica
L’intervento psicologico avviene sull’intero nucleo o su sottogruppi, con obiettivi concreti:
- Riconoscere e modificare pattern relazionali
- Ridefinire ruoli e confini
- Favorire la comunicazione empatica
Tempi: dai 6 ai 12 mesi, a seconda della gravità e dell’impegno.
Terapia individuale
Utile per chi ha bisogno di elaborare il proprio vissuto, riconnettersi con sé stesso, ridefinire i legami affettivi.
Tempi: da 3 a 18 mesi; il cambiamento personale spesso facilita il cambiamento familiare.
Gruppi terapeutici e psicoeducativi
Offrono uno spazio di confronto e apprendimento con altri in situazioni simili.
In conclusione
Una famiglia disfunzionale non è una condanna, ma un punto di partenza. La guarigione passa dalla consapevolezza, dalla volontà di migliorare gli schemi dei comportamenti e dal coraggio di affidarsi a un aiuto professionale.
Osservare ciò che sembra “normale” potrebbe rivelare ciò che fa soffrire da anni. E intervenire può davvero cambiare la vita.
Se ti sei riconosciuto in uno di questi comportamenti, fai qualcosa! Cerca un percorso che possa condurre te e la tua famiglia verso un maggior benessere!
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